Ci ho sbattuto la testa, mi ci sono scornata, le corna si le corna, quelle che sono due che stanno a destra e sinistra e non al centro e che ti fanno male un po’ di qua ed un po’ di la, mi ci sono fatta male, mi hanno fatto male, ho pianto, mi ci sono disperata, depressa, avvilita. Ma sono comunque sempre tornata. Ho resistito. Devo dire che ho resistito.
Non è tanto ma nemmeno poco.
Resistere sembra stasi.
Sono stata in apparente stasi. L’ho odiata quella stasi. Ma cosa, cosa, cosa. Non era affatto stasi.
Dentro di noi vive qualcosa che lavora sempre. Noi, scemi, perchè siamo un po’ anche scemi, non ce ne rendiamo conto. Ma non potremmo, non abbiamo le forze. Ci dobbiamo soffrire sopra fino a morirne. Morire a ciò che eravamo e rinascere. Lì, nella nostra storia, nel nostro tempo, nel nostro spazio.
Non in quello degli altri, per quanto ciò che è degli altri possa anche essere affascinante.
Fascino appunto. Non sostanza, non realtà. Attrazione.
Non verità, la nostra. La loro. Ed allora chisseneimporta.
Non era la mia storia. Non era la mia storia. Mi hanno convinta che loro erano migliori di me ed io pensavo di dover diventare come loro.
Poi fanno di tutto per farti sentire e rimanere la dove sei, ma sempre una tacca, due, tre, sotto. Sia chiaro.
Poi un giorno qualcuno di loro – ma non troppo – ti dice: ma allora tu cosa centri con…?
Lo stesso che ti chiede poco prima: se ti guardi dietro, dov’è e che sei stata veramente bene, dove ti sentivi te stessa, dove eri felice (per quanto questo termine possa avere senso, ma ci siamo capiti…).
Dai una risposta lampo, non hai tempo per intelletualizzarci sopra. E la risposta che dai, non centra nulla ma assolutamente nulla con quello che stavi inseguendo, che stai inseguendo, quello che pensi che vorresti essere. Quel cercare di essere quello che, quelli che ti tengono sempre una, due, tre tacche sotto, ti fanno capire che tanto, non raggiungerai MAI.
E grazieeeee!!! Grazie grazie grazie. Perché per quanto tu ti sta sforzando di farmelo capire e tu ci sia anche riuscito, io per fortuna mia, non sono te!!!!!
E soprattutto ora so che non lo voglio essere.
E soprattutto ora so che il fatto che tu mi abbia in tutti i modi impedito di avvicinarmi a te, imitarti, provare a prendere il tuo posto nel mio spazio, non mi interessa.
Quello spazio è occupato da te.
Io ne occupo un altro. Per esempio questo, questo qui dove sono ora, su un pezzo di carta.
Questo è il mio spazio e dentro non c’è nessuno. Non ho modelli. Non voglio imitare nessuno. Non ho da dimostrare che ‘ho letto tanti libri’.
Ho invece da racontare la mia storia. La mia.
E non per far sentire qualcuno una, due, tre tracce sotto, ma perchè se racconto e vivo la mia storia, posso fare del bene a me ed a chi sta camminando, incrociandosi, danzando in, con, su, per, tra, fra con me, nella mia strada.
Incontrare persone con le quali poter valorizzare la propria storia, senza pestare l’uno i piedi dell’altro. Ciascuno cammina nella sua storia con i suoi piedi. Non serve ne voler camminare dove cammina l’altro, ne fargli sgambetti, ne tentare di indossare le sue scarpe per sembrare lui.
Valorizzare la propria storia per essere nel mondo.
Non torna più quello che ‘ti faceva stare bene’ prima. Ma quando ha la possibilità di vedere che c’è stato qualcosa che è stato esclusivamente tuo e che ti faceva stare bene, dentro cui ti sentivi di esprimere te stesso, i tuoi talenti, le tue potenzialità e che ti arricchiva, ti divertiva, ti dava un motivo per tornare a farlo tutti i giorni, col sorriso anche se qualcosa andava storto, allora ti scuoti e dici: ora, come sto? Vivo anche ora quel sentire?
E se la risposta è no, corri.. c’è qualcosa che devi assolutamente cambiare.